lunedì 22 giugno 2009

Attenti al 'buttock'...


Nel 1993 Oliviero Toscani ci aveva già pensato: il tema della campagna pubblicitaria era l'AIDS e l'isolamento in cui vivono i sieropositivi, completamente emarginati dalla società; tre foto: un sedere, un pube e un braccio marchiati con la scritta "HIV Positive", come metafora di una marchiatura ben più estesa,quella sociale dei diversi.
Nel mese di Maggio, 16 anni dopo, il primo ministro dello Swaziland, Timothy Myeni, avanza una proposta a dir poco sconcertante: in un paese in cui si stima che il tasso di sieropositività raggiunga il 43% -fra i più alti nel continente africano- tutta la popolazione deve sottoporsi al test per l'HIV e se risultano positivi, marchiarsi il sedere per rendere nota la malattia.
Dopo aver ricevuto numerose critiche, il primo ministro ha precisato di essere stato frainteso e che la sua proposta aveva come scopo quello di rendere il malato più facilemente riconoscibile per essere curato.
Fino a quale limite si spingerà la discriminazione?

14 commenti:

silvio di giorgio ha detto...

perchè tutti sanno che in ospedale invece di leggere le cartelle cliniche i medici guardano il culo. un genio di ministro...mi ricorda qualcuno...

Vincenzo Cucinotta ha detto...

A parte le battute di Silvio, sempre simpatiche, credo che anch'io, se mi trovassi a governare un paese col 43% di sieropositivi, tenterei di pensare ad una strategia anche drastica e con aspetti certo gravi. Teniamo poi conto che se c'è quasi un sieropositivo ogni due persone, il problema della discriminazione è relativo, e forse il problema di un forte ridimensionamento della malattia, ben aldilà per dimensioni dell'emergenza più drammatica, potrebbe giustificare una misura del genere. Diciamo che il dubbio dovremmo porcelo, no?

Alligatore ha detto...

Ma è vera? Sembra la pensata di qualche ministro italico... bocciata in pieno. L'aids si batte con prevenzione, educazione, profilattici e siringhe distribuite gratis o a prezzi bassi, legalizzazione delle droghe leggere e distribuzione controllata delle pesanti, legalizzazione della prostituzione, con controlli medici e tassazione... cioè, una politica laica e illuminata, lontana anni luce da noi.

Uhurunausalama ha detto...

@Silvio:si, anche a me:proposte stupide,fatte grossolanamente senza tenere conto delle conseguenze..

@Vincenzo:Sicuramente è un problema che bisognerebbe porsi perchè si tratta di una malattia che miete ancora un numero impressionante di vittime. Porsi il problema non esclude però il fatto di tenere in conto la sensibilità delle persone e la difficile condizione in cui versano;soprattutto,mi viene da dire,in luoghi,come l'Africa in cui c'è una radicata pressione religiosa da parte di chiesa e missionari cosìdetti benefattori;sono d'accordissimo con Alligatore perchè la chiave di tutto sta nella prevenzione e nell'informazione.Piuttosto preferirei non sentire che un papa va in quei luoghi a dire di non usare il preservativo e non solo per il problema HIV ma anche per l'esorbitante numero di nascite,spesso non desiderate.Se si trattasse di una provocazione,quella del ministro,potrei anche comprenderla,ma di certo marchiare come una giovenca donne,uomini,bambini perchè sieropositivi,contribuirebbe solo a rendere il clima ancora più infuocato.Immagina un bambino in mezzo agli amichetti a scuola:verrebbe deriso,emarginato,o peggio trattato come un appestato.E' questo quello che vogliamo?un'ennesima selezione della specie? o non sarebbe meglio pensare a vie più democratiche e meno radicali?

@Alligatore:purtroppo è una notizia vera ma non ci sono aggiornamenti in quest'ultimo mese;quindi,credo non sia stata nemmeno più considerata.Ma ...mai dire mai..Sono perfettamente d'accordo con te sulla prevenzione e l'informazione:questi sono i sistemi che dovrebbero risolvere questa piaga,non decisioni drastiche che portano all'esclusione.

Stefania - The Italian Backpacker ha detto...

Effettivamente il 43% della popolazione sieropositiva non è uno scherzo! Però di lì a marchiare tutti gli "appestati" ce ne vuole...
E sono anche d'accordo con Vincenzo: in un paese africano dove quasi la metà della popolazione è sieropositiva la discriminazione è un problema relativo. Anche perché l'emergenza primaria sarebbe far sì che la percentuale di sieropositivi non aumenti drasticamente. La cosa più ovvia, e che si sarebbe dovuta fare anzitempo visto che l'AIDS è "comparsa" già negli anni '80, è la prevenzione, ma sai quanto costa distribuire profilattici gratis e fare informazione riguardo alle maniere di contagio? Lo Swaziland è uno stato piccolissimo e poverissimo, non credo che si possa permettere una campagna su larga scala... e quindi sta pensando a maniere più economiche per arginare i contagi. Lo stesso problema si pone per il vicino dello Swaziland, il Sudafrica, paese molto più ricco e grande.
Purtroppo il problema per certi paesi dell'Africa è l'ignoranza sui metodi di contagio e le superstizioni riguardanti i preservativi, oltre che la mancanza delle medicine giuste, che si trovano quasi solo nei paesi occidentali. Persino i governanti di alcuni paesi fanno dichiarazioni discutibili e sono spesso accusati di non considerare il problema come una cosa abbastanza seria. Il presidente sudafricano Mbeki ha recentemente affermato che l'AIDS nasce dalla povertà e non dal virus HIV.
Ovviamente i colonizzatori (inglesi nel nostro caso!) hanno le loro colpe. Il sistema sanitario dei paesi africani, basato su quello coloniale, si occupa di curare i malati ma non molto di prevenire le malattie. Lo stesso quando noi occidentali andiamo a costruire un ospedale in Africa: distribuire medicine e fare un po' di educazione sanitaria e sessuale non credo rientri tra gli scopi primari, purtroppo!
Penso che i governi africani hanno tante grane da risolvere e pochi soldi da spendere (anche perché se ci sono i soldi finiscono sempre nei posti sbagliati ad ingrassare quei governanti). Noi occidentali, dal canto nostro, potremmo impegnarci in aiuti mirati a risolvere alla radice i problemi dell'Africa.

Uhurunausalama ha detto...

@Stefania:Sono d'accordo con quello che scrivi ma come dici il problema non è nuovo;la collaborazione avrebbe dovuto esistere già da almeno una ventina d'anni,così come l'informazione e la prevenzione.Non credo che un'informazione basilare e la distribuzione di preservativi gratis abbiano costi eccessivi,o meglio,non lo avrebbero se le case farmaceutiche ci mettessero del loro;invece non succede:preferiscono utilizzare queste popolazioni come cavie -vedi la questione in Nigeria di cui avevo scritto- invece di aiutarle;puoi capire nei bilanci di Bayer o Pfizer quanto possa incidere una distribuzione di profilattici essendo di un materiale non costoso.Al contrario non vorrei sottovalutare questo problema della discriminazione:potrebbe essere davvero un fattore pericoloso che si andrebbe ad aggiungere ad un problema già endemico.Questo è l'ennesimo caso di come la comunità internazionale fallisca giorno dopo giorno in questi territori;proprio perchè il problema non è nuovo e i soldi che i diversi governi africani preferiscono spendere in altre cose tra cui amicizie occidentali,la dice lunga sulla necessità di affrontare la questione.E invece si azzardano queste proposte che a pare mio non hanno alcun senso.

Stefania - The Italian Backpacker ha detto...

Le ditte farmacautiche, loro sono Satana per l'Africa!! Hai visto "The Constant Gardener"?

Uhurunausalama ha detto...

@Stefania:è quello di un'attivista che in Kenya indaga sulle case farmaceutiche vero?ne ho sentito parlare,me lo devo procurare.
E sul fatto che siano Satana è vero,visto le stragi che continuano a fare.

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Spero proprio che il mio commento non possa essere interpretato come un consenso a Ratzinger...!!!
Penso con voi che la chiesa porti enormi responsabilità, certo, non le sole, consideriamo il ruolo delle ditte farmaceutiche e la loro cinica ricerca del profitto.
Mi mettevo solo nei panni di un governante "giusto" oggi, in presenza di queste percentuali da brivido, e ho pensato cosa oggi sia possibile fare. La prevenzione, certamente, ma oggi sapere di essere sieropositivo, che tra l'altro significa nel giro di qualche anno essere malati conclamati, potrebbe far parte di un piano di prevenzione. Quindi, sarei senza riserve per il test obbligatorio. Per il marchio, ho dei dubbi enormi, perchè vengono a confliggere interessi opposti ed entrambi della massima importanza.
Scasami per l'invasione del tuo blog :)

Uhurunausalama ha detto...

@Vincenzo:ma che invasione,scherzi?E' sempre un piacere ricevere nuove visite e soprattutto dei commenti così costruttivi e interessanti!
Ecco,ci siamo:la separazione tra le due cose mi sembra la più giusta;il test perchè no,la marchiatura,assolutamente no!Ti pongo un'altra questione però:quanti governatori in Africa sono 'giusti'?Può questa essere considerata una mossa per mantenere la popolazione sempre più lontana dalla cosa pubblica?

Vincenzo Cucinotta ha detto...

@Uhurunausalama
Purtroppo, come sai meglio di me, in Africa i governi sono piuttosto il frutto del colonialismo di ieri, oppure dell'ingerenza tracotante dei paesi sviluppati di oggi. Non c'è un tessuto democratico, non c'è mai stato lì, ma anche noi in Italia ci stiamo impegnando a fondo per perderlo...

Uhurunausalama ha detto...

@Vincenzo:purtroppo sì!In Africa questa situazione dura da secoli:soldi e potere hanno la meglio su tutto,purtroppo.

Damiano Aliprandi ha detto...

Concordo pienamente con il discorso dell'alligatore!

Stiamo attenti che la lega potrebbe proporlo prima o poi!

Maurone ha detto...

Perchè qualcuno non si tatua sulla fronte: nuoci grvamente all'umanità?!?!?!