sabato 27 settembre 2008

Arte

All'interno della rassegna Festivall aperta a Milano il 16 settembre sottolineo la rassegna Festival del Cinema Africano, d'Asia e d'America Latina, che promuove da anni la cultra cinematografica deitre continenti. Nelle giornate 28 e 30 settembre saranno analizzate le opere di due autori franco maghrebini attraverso le opere dagli anni 90 ad oggi.

MOUNIR FATMI è nato nel 1970 a Tangeri. Vive e lavora tra Parigi Tangeri.
Fatmi cosruisce degli spazi e dei giochi di linguaggio che liberano le parole di chi li guarda.I suoi videoinstallazioni,disegni,pitture o sculture ci rendono consapevoli delle nostre ambiguità, dei dubb,dei nostri desideri. Sottolineano l'attuale nel nostro mondo,ciò che avviene negli incidenti,rivelandone la struttura;segnan i nostri criteri e sintomi. Il suo sguardo sul mondo diventa ilnostro:l'iperdensità del flusso continuo i informazioni che ci attraversa tesseuna rete tra trasparenza e malinteso. I suoi lavori sono stati mostrai al Migros Museum für Gegenwarskunst di Zurigo, al Museum Kunst Palast i Düsseldorf, al Centre Georges Pompidou di Paris, a Stoccolma e al Mori Art Museum di Tokyo.Ha partecipato alla 5ème biennale de Gwangju in Corea del Sud e alla 2ème biennale di Séville. Nel 2006, ha ricevuto il Grand Prix Léopold Sédar Senghor, il più grande riconoscimento della 7ème biennale de Dakar. Nel 2007 il suo lavoro è stato selezionato per la 1ère triennale de Luanda, la 8ème biennale de Sharjah, oltre che per la 52ème biennale di Venezia.
Nel 2008, fa parte della programmazone Paradise Now ! Essential French Avant-garde Cinema 1890-2008 alla Tate Modern de Londres. Ha partecipato all'esposizione Flow, allo Studio Museum de Harlem, a New York et all'esposizioneTraces du Sacré al Centre Pompidou à Paris.

http://www.mounirfatmi.com/2installation/babelhouse.html



ZINED SEDIRA è nata a Parigi nel 1963. Vive e lavora a Londra.
E' una delle più interessanti artiste contemporanee. Nata in Francia da genitori algerini, ha ricevuto un’educazione culturalmente occidentale nonostante sia cresciuta in una
comunità musulmana. Tale formazione si è riversata nella produzione video, esplorando i paradossi del condividere più culture. Percorrendo i molteplici codici islamici di rappresentazione, e i modi in cui l’Occidente se ne appropria, l’artista mette a nudo i conflitti di identità, le problematiche legate alle condizione femminile e gli stereotipi che caratterizzano le rispettive tradizioni attraverso il video, la fotografia e l’installazione. In rassegna è presentata un’attenta selezione videografica dai primi anni novanta fino a Middle Sea (2008), mostrato per la prima volta in Italia, in cui il mare diventa metafora dell’ambivalenza tra appartenenza e distanza.Ha esposto in numerose mostre internazionali, tra cui la Biennale di Venezia (2001), la Tate Modern di Londra (2002), il Centre Pompidou di Parigi (2005). Nel 2008 ha partecipato a Global Feminism al Brooklyn Museum (New York). I suoi lavori fanno parte di importanti collezioni come: Tate Britain, Victoria and Albert Museum (Londra); Centre Pompidou, FNAC (Parigi);MUMOK (Vienna).
SINOSSI DEI VIDEO

MOUNIR FATMI
Les autres c’est les autres, 1999, 11’
“Chi sono gli altri?” Una domanda tanto semplice quanto esistenziale che ora più che mai ci
circonda e ci coinvolge. Una domanda presa a prestito dalle questioni filosofiche dello scrittore
algerino Mohammed Dib, a cui si ispira lo stesso artista. Con una semplice videocamera Mounir
Fatmi si lascia travolgere dalla folla parigina per porre ai passanti l’accesa questione contemporanea “chi sono gli altri?”. Alcuni si spostano, altri rispondono che non hanno tempo, altri ancora decidono di assecondare l’intervistatore, riflettendo insieme sull’altrui presenza. “Gli altri sono gli altri” risponde un ultimo passante che rivolge la video camera e la domanda allo stesso artista. Indubbiamente uno dei lavori videografici più emblematici del percorso artistico di Fatmi: l’altro è la migliore sollecitazione per chiedere e chiedersi come l’altrui identità possa coinvolgere, tollerare, stravolgere o distruggere il diverso e lo sconosciuto che non sempre è distante da noi.
Face, 99 noms de Dieu, 1999, 2’15’’
La religione musulmana vieta la rappresentazione iconografica dell’immagine di Dio. Un Dio che
può avere 99 identità racchiuse in un unico grande potere ma che resta privo di un qualche
riferimento visivo. Egli è menzionato nel Corano sotto 99 identità come il Superbo o il Creatore ma sempre e solo attraverso descrizioni linguistiche e mai visuali. In questo video, gli spettatori si trovano di fronte a una lunga lista che progressivamente svela i vari appellativi dati al Creatore. La possibilità di dare un’immagine a uno di questi “sostantivi” viene lasciata allo spettatore che si trova, suo malgrado, a ricostruire visivamente una possibile icona di Dio. Ancora una volta Mounir Fatmi lascia l’opera aperta al punto da sospenderne una parte fondamentale, la narrazione, a favore di una partecipazione attiva e collaborativa. Così, alla fine, ciascuno di noi finisce per immaginare Dio, a proprio modo, per mezzo di un'immagine personale e privata.
Manipulation, 2004, 6’50’’
Il video sceglie di parafrasare l’aspetto ludico del celebre cubo di Rubik per metterlo a confronto
con le immagini reali di un mondo arabo visto in varie sfaccettature. L’opera – critica e autocritica –restituisce la possibilità di manipolare la realtà come la finzione in un gioco delle parti in costante mutazione e manipolazione. Le due mani, intente a risolvere il gioco, diventano progressivamente nere, così come i due lati del cubo per anticipare il passaggio visivo a un’ulteriore dimensione più reale e tangibile. La forma del rompicapo rimanda all’immagine di uno dei santuari più antichi al mondo: la Kaaba (che in arabo significa appunto cubo). Mounir Fatmi sceglie il non colore per parafrasare le violenze, il sangue umano indubbiamente versato, ma anche il petrolio, la maggiore contesa economica tra Occidente e Oriente. Scene di pellegrini in cammino e in preghiera mentre la politica internazionale continua il proprio obiettivo di tutela della pace. Quale pace? Nessuna in realtà, visto che gli impegni dei potenti pare conducano a una vera distruzione, come il petrolio, perso dalle petroliere, annienta tutto ciò che incontra.
Rain Making, 2004, 6’
Il video vede susseguirsi immagini veloci, spesso sovrapposte e manipolate, di un minareto,
intrappolato nella sua potenza simbolica fra antenne paraboliche e tetti. Le immagini si succedono vorticosamente ma nel titolo è racchiuso il vero significato dell’opera: in molte culture e religioni la pioggia rappresenta la benedizione che Dio, nella sua misericordia suprema, concede o rifiuta agli uomini. Nel folklore di alcune culture, non solo africane, si racconta che la capacità di “invocare” la pioggia è stato concesso solo ad alcuni "Wali", e il loro prestigio è tale che le popolazioni di alcuni villaggi lasciano ancora, a pochi “eletti” la possibilità di divenire un “rain making”. Le nuvole si sovrappongono così alle stesse immagini, montate sempre più velocemente, a suggerire il richiamo della pioggia che, spesso, giunge così potente da uccidere centinaia di persone. Il video tenta una duplice lettura, in bilico fra l’immaginazione folkloristica e la cinica società contemporanea che non risparmia nessun luogo e nessuna religione.
History of the history, 2006, 38’
Nel 2006 Mounir Fatmi scopre che tutti i fascicoli riguardanti il “pericoloso” caso delle Pantere
Nere sono stati resi pubblici e accessibili. Dopo un’attenta lettura ed analisi della documentazione
completa, Fatmi decide di invitare a Parigi David Hilliard, ex membro fondatore e capo di stato
maggiore generale del Partito Pantere Nere, vicino al leader Huey P. Newton. Il video è composto da una ripresa fissa (tipica delle interviste televisive) intenta a non perdere mai di vista il proprio soggetto, sovrapposto a parte dei documenti recuperati. Il dialogo si concentra sul racconto di Hilliard a partire dalla fondazione del partito nel 1966 fino allo scioglimento a metà degli anni settanta. L’ancora agguerrito e appassionato Hilliard racconta di come la missione del gruppo sia stata ostacolata dall’FBI ma anche da tensioni interne per via delle posizioni rigide sulla difesa e sulla progressione della comunità nera. Molti sono morti, molti hanno rischiato la vita e altrettanti sono stati in carcere (David Hilliard stesso è stato più volte condannato.) Per più di trent’anni la storia delle Pantere Nere è stata ostacolata, oscurata e data in pasto ai mass media solo per la lotta armata portata avanti fino al momento dello scioglimento del gruppo. Oltre a questo c’è stato molto di più: le Pantere Nere sono state anche fonte alternativa di programmi per la "comunità", si pensi all'articolo 10 del loro manifesto "Vogliamo terra, pane, alloggio, istruzione, abbigliamento, la giustizia e la pace".

ZINEB SEDIRA
MiddleSea, 2008, 16’
Presentato per la prima volta in Italia, l’ultimo film di Zineb Sedira parla ancora del mare, simbolo di antiche e nuove migrazioni, di scambi e di divisioni tra Nord e Sud del mondo. Un uomo solitario viaggia su una nave tra Marsiglia e Algeri, ma protagonista è l’immensa distesa del mare, con il suo ritmo ipnotico, che nel film viene amplificato dagli effetti sonori, monotoni e intermittenti. Le immagini hanno un taglio cinematografico. L’artista alterna la messa a fuoco dei dettagli – la spuma del mare, i particolari del ponte, gli occhi dell’uomo - ad ampie vedute sull’orizzonte. L’uomo sembra viaggiare fuori dal tempo, in uno spazio senza confini.
And the road goes on…, 2005, 8’
La costa algerina è filmata da una macchina in movimento. Il paesaggio si staglia come un quadro: il rosso della terra, il verde dei campi, il blu del mare. La vita è colta nella sua quotidianità. Nel momento in cui delle persone passano lungo il ciglio della strada, l’immagine viene sdoppiata e rallentata, come se le figure umane si muovessero in un altro spazio e in un altro tempo. L’artista evoca le persone scomparse nei villaggi durante la guerra d’Algeria (1954-1962), che portò alla fine del dominio coloniale francese, o emigrate in Francia con il grande esodo del 1962, legando la loro memoria alla terra.
Retelling Histories, my mother told me…, 2003, 10’
Nel video l’artista e sua madre conversano in francese e arabo. La madre ricorda la sua vita e quella di altre donne durante la guerra algerina di indipendenza tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta, fino all’emigrazione in Francia. L’artista interpreta il duplice ruolo di figlia e d’intervistatrice. Informale e intima, l’opera fa parte di una serie di video nei quali l’artista recupera le memorie della sua famiglia, connettendo gli eventi personali alle vicende storiche e sociali, interrogandosi inoltre sulla questione della trasmissione dell’identità e della memoria da una generazione all’altra. Nei video di Zineb Sedira la lingua è un elemento di continuità, ma anche di divisione e di distanza. Poiché l’arabo dei genitori non è più la lingua madre dei figli e dei nipoti, il racconto orale è sì lo strumento principe per affidare i ricordi alle nuove generazioni, ma è al tempo stesso l’elemento rivelatore di una diaspora.
Don’t do to her what you did to me, 1998/2001, 9’
Il video presenta una sorta di rituale. Gocce d’inchiostro si disperdono nell’acqua assieme alle
fotografie di una donna, sul cui retro una mano ha precedentemente scritto la frase del titolo. Lo
spettatore vede le immagini deformate attraverso il vetro del bicchiere. La miscela viene mescolata e bevuta, mentre il volto della donna si liquefa, si frammenta e scompare. L’inchiostro che si scioglie, formando delicati arabeschi, prelude al destino della donna, alla sua condanna
all’invisibilità.
Saphir, 2006, 18’
Saphir significa zaffiro. La parola evoca la luce cristallina del mare e del cielo. In arabo significa
anche ambasciatore. Saphir è inoltre un hotel, simbolo del passato coloniale di Algeri. Un muto
dialogo si crea tra questo luogo, i due protagonisti e il mare, elemento di separazione e di unione.
L’uomo e la donna sembrano cercare gli stessi orizzonti, ma non si incontrano mai. L’uomo osserva le navi andare e venire dal porto. La donna vaga nelle stanze vuote. Alla luce del mare si
contrappone il buio degli interni. Il porto e l’albergo sono entrambi luoghi di passaggio, di sogni
transitori. Saphir esprime la dialettica tra andare e stare, tra appartenenza e distanza, tra desiderio di partire e impossibilità, tra la costrizione alla fuga e la nostalgia.

venerdì 26 settembre 2008

Una buona notizia


Le Nazioni Unite hanno deciso di aumentare di 16 miliardi di dollari i fondi per la lotta alla povertà in vista degli Obiettivi del Millennio entro il 2015. «Abbiamo degli impegni da parte di numerosi paesi per aiutare i poveri del pianeta, che si collocano attorno ai 16 miliardi di dollari» ha annunciato il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon durante il summit di alto livello dell'Onu sulla realizzazione degli Obiettivi del Millennio (MDGs) ed ha evidenziato come «non possiamo continuare con la cultura dell’indifferenza, che ha prevalso così a lungo» e che quella “respirata” a New York è «esattamente il genere di cooperazione mondiale di cui abbiamo bisogno per raggiungere tutti gli obiettivi del millennio».

Nonostante la situazione attuale sia drammatica, aggravata dall'indiffernza dei grandi del mondo (lontanissimi dal raggiungere gli obiettivi assunti nel 2000 concedendo solo 62 miliardi di dollari l'anno per fronteggiare le gavi crsi economiche,sanitarie,energtiche,idriche,climatiche e finanziarie), i fondi più cospicui sono stati stanziati per l’istruzione (4,5 miliardi) e la lotta alla malaria (3 miliardi, per salvare più di 4 milioni di vite umane da qui al 2015). La Gran Bretagna e la Banca mondiale hanno annunciato un piano di 1 miliardo di dollari per salvare la vita di dieci milioni di madri e bambini da qui al 2015.
La Norvegia, in accordo con Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricolturala (FAO), ha promesso la stessa somma per fermare la deforestazione in Amazzonia .
La Cina raddoppierà il numero di tecnici agricoli nei paesi in via di sviluppo e formerà 10.000 medici e infermieri.

Non si sarebbe lontani da una risoluzione definitiva,basterebbe portare la cifra di aiuti annui a 72 miliardi di dollari, unita ad una più intensa collaborazione globale,perchè, come giustamente afferma il ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi «Non potrà esserci pace e prosperità nel pianeta senza lo sviluppo e il progresso africano»; ma gli aiuti non dovranno portare al puro assistenzialismo poichè lo sviluppo dell' Africa è una preziosa opportunità per tutto il mondo.

giovedì 25 settembre 2008

Regalo la mia carta d'identità!

In questi giorni, o forse dovrei dire settimane, mesi, ho sempre più l'impressione di non appartenere a questo paese, di sentirmi lontana anni luce da ciò che mostra, da ciò che fa, dalle ideologie che supporta e che ormai sono sotto gli occhi di tutti. E così, scherzando con una mia cara amica che è in Italia da più di 10 anni in attesa della cittadinanza italiana, le offro senza alcuna remora di prendersi la mia carta d'identità... è un pò rovinata,ma proprio non la voglio più!
Non voglio più appartenere ad un paese in cui non si riesce o non si vuole fare luce sulla morte di un ragazzo massacrato per aver rubato due biscotti; fa ancora più male sentire che ciò non è avvenuto per odio verso chi si crede sia diverso..no, figuriamoci... anche il fruttivendolo a cui da piccola ho sottratto due polposissime fragole, tornando da scuola, mi è corso dietro urlandomi frasi irrepetibili con una spranga in mano....
Mi vergogno di un paese che mostra un'immagine che sembrava appartenere al passato, e che invece è sempre più attuale:odiamo (anzi odiano) il loro vicino, non ci si fida più di nessuno, neppura dei propri parenti, che ormai si uccidono; una mentalità imbevuta di ignoranza, di paura, di diffidenza, di intolleranza. E così ci dimentichiamo di quando i nostri nonni hanno lasciato le loro terre per tentare la fortuna altrove: c'è chi ci è riuscito, chi ha preso la via più facile, chi è diventato un criminale, chi è tornato indietro...
Non ho mai amato in modo particolare il mio paese ma non l'ho mai odiato come adesso: è strano che io parli di odio,probabilmente non è odio quello che provo ma ho una grande paura che questa specie di sentimento si possa impadronire dei miei pensieri, portandomi a ragionare in modo del tutto irrazionale... perchè a forza di sentire e vedere cronache di soprusi, di potere esercitato eccessivamente e senza motivazione, di intolleranza, fascismo, odio allo stato puro, non so se riuscirò a scamparla..ma il mio presunto odio non sarà verso ciò che è odiato da tutti oggi ma proprio nei confronti di chi lo fomenta, di chi non fa il proprio dovere, di forze del (dis)ordine che decidono che 'massì oggi è la giornata in cui fermo chiunque non sia ariano e magari anche se sta facendo una passeggiata in centro tranquillo gli do una botta sul petto per fermarlo'... sì, si scatenerà sui grandi del mondo che lasciano morire nella fame migliaia di esseri umani in Africa e non solo,sempre pronti a rubargli le materie prime, verso coloro che in nome di qualsiasi religione giustificano atti criminali, verso chi non ha rispetto di niente e nessuno, contro chi ha il potere di guidare una nazione e pensa al proprio tornaconto, verso chi nega la libertà di espressione, contro chi pensa che esistano più razze e non solo una, quella umana...
Probabilmente sto pensando ad una società del tutto utopica, ma spero sempre che le cose possano migliorare, nonostante i pessimi presupposti. Ecco è proprio lei la chiave di tutto, la SPERANZA, che non mi porterà mai ad odiare...mai, per nessun motivo...

mercoledì 24 settembre 2008

Crimine di guerra e crimine contro l'umanità

Joseph Kony, leader of the LRA, surrounded by his officers. Photograph: Reuters/STR
Lo scorso 17 settembre, nel territorio di Dungu (RdC), sono stai rapiti 90 bambini, 50 dalla scuola elementare di Kiliwa e altri 40 dalla scuola media di Duru, da parte del Lord Resistance Army (LRA), gruppo ribelle ugandese. Oltre ai rapimenti, probabilmente i bambini sono stati portati nelle basi dell' LRA nascoste nella foresta, sono stati uccisi tre civili e saccheggiati dei presidi sanitari, dati poi alle fiamme.

L'UNICEF ha in corso nella Repubblica Democratica del Congo la sua più vasta operazione umanitaria al mondo, rispondendo ai bisogni di sfollati, ex rifugiati e comunità d'accoglienza, in particolare nel settore sanitario, nutrizionale, idrico e igienico-sanitario, dell'istruzione e della protezione dell'infanzia. Si richiede a tutte le parti coinvolte, che sia assicurata la protezione di donne e bambini e «...il rilascio incondizionato dei bambini rapiti» ha detto Julien Harneis, responsabile dell'UNICEF per le operazioni sul campo nell'est della Repubblica Democratica del Congo. «Questi bambini sono stati presi con la forza dalle loro scuole e temiamo che ora saranno costretti a combattere o ad aiutare negli scontri, mettendo la vita a rischio».





martedì 23 settembre 2008

Sui binari della giustizia


La regione del Brasile conosciuta come 'Carajas' è una vasta area mineraria situata nell'Amazzonia orientale e contiene la maggiore riserva mondiale di ferro puro, grandi riserve di manganese, rame, bauxite, nichel, stagno, oro e altri metalli preziosi, oltre alla possibilità di sfruttamento forestale e agro-pecuario e all’enorme potenziale idroelettrico. Lo sfruttamento di quest'area, incomincato negli anni '60, fu incrementato negli anni successivi dalla compagnia statale Vale do Rio Doce, che assunse il controllo totale dello sfruttamento minerario nella regione e creó, nel ‘79, il Programma Grande Carajás, al fine di estrarre minerali in scala industriale, per rifornire i mercati internazionali. Per consolidare un progetto cosí grande si realizzarono opere di infrastruttura di grande impatto, come ad esempio l’Idroelettrica di Tucuruí, nel sudest del Pará, o il Porto di Ponta da Madeira in São Luís, capitale del Maranhão (il porto piú grande di tutta la regione nord e nordest del Brasile), o la Ferrovia di Carajás.

Oggi il polo minerario di Carajas vede concentrarsi 14 aziende siderurgiche, che esportano nei mercati di Stati Uniti, Europa, Cina e Giappone, in un raggio di 150 km: ciascuna azienda può consumare più di 300 tonnellate di carbone vegetale al giorno. Ciò ha contribuito notevolmente alla deforestazione della regione: risorse saccheggiate e un modello economico affatto sostenibile. Il caso di Alçailandia è emblematico: la sua popolazione è stata vittima di varie forme di degrado dell’ambiente (estrazioni minerarie, deforestazione, monocultura di eucalipto, inquinamento provocato dagli stabilimenti siderurgici e dalla produzione di carbone, sfruttamento lavorativo, miseria, denutrizione, sfruttamento sessuale infantile).

La campagna 'Sui binari della giustizia' è iniziata nel 2007 per opera dei missionari comboniani che operano in diverse regioni dello Stato del Maranhão, ed ha trovato la rapida adesione di altri gruppi e organizzazioni che oggi compongono il suo coordinamento esecutivo e/o la sua rete di azione; il loro scopo principale é la difesa dell’ambiente e delle popolazioni minacciate nella regione amazzonica, specialmente quelle situate ai margini della Estrada de Ferro Carajás. In particolare, appaiono evidenti i danni causati ai popoli indigeni e ai lavoratori, vittime dello sfruttamento. La campagna, che cerca di coinvolgere i movimenti popolari e la base della popolazione, il mondo accademico e le istituzioni pubbliche locali, presenterà durante il forum sociale mondiale di Belem a gennaio 2009 i suoi punti di azione:


  • Studiare l’impatto reale delle attività della Companhia Vale do Rio Doce (Vale) su quella che viene denominata l’area d’influenza della Estrada de Ferro Carajás;

  • Discutere la costruzione di meccanismi per recuperare le risorse attualmente gestite solo da Vale, per rilanciare lo sviluppo delle comunitá locali nell'area di influenza della Ferrovia di Carajás

Campagna “Sui binari della Giustizia” : http://www.justicanostrilhos.org/
Situazione della deforestazione in Amazzonia: http://www.sisef.it/forest@/show.php?id=329

lunedì 22 settembre 2008

Dimenticato


Sabato 20 Settembre ha fatto un anno che Moussa Kaka, corrispondente per Radio France Internationale (RFI) è in prigione in Niger, a causa dei suoi contatti professionali con la ribellione touareg. A luglio i giudici si sono pronunciati con un non luogo a procedere ma il Procuratore generale della Repubblica è ricorso in appello: la giustizia nigerina si pronuncerà il 7 ottobre.
Moussa sarebbe accusato di aver commesso atti volti a minacciare la difesa nazionale in tempi di guerra ma non per complicità nell' attentare alla sicurezza dello Stato (accusa iniziale ) e rischierebbe non più la prigione a vita ma una pena da 1 a 5 anni di detenzione oltre ad un'ammenda da 1 a 5 milioni di franchi CFA.

domenica 21 settembre 2008

Ma che cultura?E' caccia



Roma, 20 settembre il Ministro Zaia sull'apertura della stagione della caccia:


''l'attivita' venatoria, oltre ad essere custode della tradizione, e' componente viva della nostra cultura rurale''. ....

venerdì 19 settembre 2008

La guerra fredda dei cartoons


Le tensioni tra Russia e Usa non esistono solo in campo politico ma intaccano anche il divertimento più genuino: il 13 settembre, a Mosca, moltissime persone hanno manifestato contro il divieto di trasmettere serie animate quali 'South Park', i'Griffin' e i 'Simpson', accusate di promuovere la violenza, la pornografia e l'odio religioso.

Polemiche simili ci sono state anche qui in italia tanto da portare 'South Park' da italia1 ad mtv,probabilmente più 'liberale' nei contenuti; ma in Russia la questione è stata portata in tribunale. Quello che mi chiedo ( ed è anche la difesa portata avanti dal canale 2x2 che trasmette le serie) è quale genitore dotato di buon senso lascerebbe i propri figli alzati fino a tardi (00.00 -1.00), orario in cui vengono trasmesse tali serie; chi non controllerebbe ciò che vedono i propri figli? sono dubbi più che concreti in una società in cui i genitori spesso e volentieri vengono sostituiti da tv e consolle...

Ma non è giusto censurare il divertimento ( in questo caso si tratta di ironia che colpisce ogni aspetto della civiltà) dal quale, comunque, si possono trarre delle conclusioni, ci si può fare un'idea della realtà che è ben diversa dalla solita pillola indorata..Quindi, perchè escludere qualcuno? è un po' come quei cartoni della Disney che se li riguardi quando sei più grande ti accorgi di messaggi che esulano dalla semplice fiaba.

E questa mossa russa è proprio come uno di questi cartoni: sembra una cosa ma sotto sotto cela astute mosse politiche.

mercoledì 17 settembre 2008

Fame


Sono stati resi noti oggi dalla Fao i dati allarmanti a proposito della fame nel mondo;dati lontanissimi dall'essere risolti entro il 2015, anno entro il quale si sarebbe dovuta dimezzare la percentuale di persone che soffrono la fame nel mondo.

L'aumento del prezzo dei generi alimentari, oltre a quello del carburante e dei fertilizzanti ha contribuito ad un aumento di 75 milioni di persone al di sotto della soglia della fame, portando a 923 milioni il totale di coloro che vivono in tale condizione.

“Gli effetti devastanti dell’aumento dei prezzi sul numero delle persone che soffrono la fame vanno ad aggiungersi a quelle che erano già preoccupanti tendenze di lungo periodo”, ha affermato il Direttore Generale della FAO, Jacques Diouf. “La fame è aumentata mentre il mondo è diventato più ricco ed ha prodotto più cibo di quanto ne abbia prodotto nell’ultima decade”.

Sarà necessario un impegno concreto, forte, lontano dalle logiche di potere che hanno portato a questa catastrofe umana che ha implicazioni anche sulla scolarizzazione,sulla sanità, sullo sviluppo in generale.

Nel dicembre 2007 la FAO ha lanciato l’Iniziativa contro il rialzo dei prezzi alimentari per aiutare i paesi vulnerabili a prendere misure urgenti per incrementare la disponibilità alimentare e migliorare l’accesso al cibo.Nell’ambito dell’Iniziativa sono in fase di realizzazione progetti d’emergenza in almeno 78 paesi che implicano la distribuzione ai piccoli contadini di sementi, di fertilizzanti, di mangime animale e di attrezzi . Secondo Diouf “Per affrontare in modo sostenibile la crescente insicurezza alimentare che colpisce le popolazioni più povere”, “occorrono con urgenza investimenti diversificati e su larga scala” perchè “Nessun paese o istituzione potrà risolvere questa crisi da solo”. Secondo la FAO i paesi più colpiti dall’attuale crisi, la maggior parte in Africa, avranno bisogno di almeno 30 miliardi di dollari l’anno per assicurare la sicurezza alimentare e rilanciare sistemi agricoli trascurati. La riduzione della fame ha enormi contropartite e dovrebbe essere la priorità numero uno dello sviluppo, dice Stamoulis.“Ridurre l’incidenza della fame a livello mondiale fará migliorare di molto le possibilità di raggiungere gli Obiettivi del Millennio relativi alla riduzione della povertà e della mortalità infantile, alla scolarizzazione ed alla salute delle madri”, ha detto. La spesa pubblica per la riduzione della fame è un investimento con una grande contropartita”.

La stima europea


Lo ammetto: sono contenta!

Contenta che la Commissione europea abbia sollevato critiche nei confronti del mal governo italiano; ieri si trattava della questione della schedatura dei rom, un provvedimento, a mio avviso, del tutto anti costituzionale. Oggi è la legislazione sulla sicurezza, in particolare la norma che introduce l'aggravante della clandestinita' per gli immigrati che commettono un reato, che non e' conforme al diritto comunitario. L'aggravante della clandestinita' per chi commette reati non puo' essere applicata ai cittadini comunitari e la Commissione ritiene che nella legge questo elemento non sia adeguatamente esplicitato. Vedremo se il governo si offenderà di nuovo come ha fatto ieri o se si metterà in discussione e ripenserà alle norme che vuole attuare; dubito che ciò avverrà. Continueranno nel loro piano di distruzione di ogni diritto umano, di annientamento della giustizia che fa il suo corso solo quando cura i loro interessi.

Già mi immagino la scena:sarkò che da una pacca sulle spalle a berlusconi,dicendogli che tutto si sistemerà e via, uno con una bottiglia di gin in mano e l'altro con la velina di turno....

lunedì 15 settembre 2008

Una spranga

Hey,dico a te... sì, proprio a te che ti senti forte con una spranga di ferro in mano,
a te che ami stare col tuo gruppo, col branco; sei onnipotente vero?...
a te per il quale il detto 'tale padre tale figlio' calza a pennello;
un figlio probabilmente cresciuto a frasi quali 'sporco negro', che tanto ami usare...
Sì, ce l'ho con te:uomo vile, cresciuto nell'ignoranza e nella totale mancanza di rispetto verso gli altri...
accecato dall'odio che ti porta ad UCCIDERE.
Ce l'ho con te e con tutti quelli come te, che chiedete giustizia ma siete i primi a rovinarne il concetto...
Vi dovreste vergognare...
NON VI SOPPORTO PIU' !!!

mercoledì 10 settembre 2008

Scusa,c'hai una sigaretta?


Io adoro andare dal 'gianca'!
Il 'gianca' è un locale della mia città,ai murazzi..si respira un'aria diversa dal resto della città:è come entrare in un mondo in cui riesci ad essere te stesso e le apparenze non contano.Come diciamo noi: il 'gianca' è bello perchè c'è di tutto...la musica varia, i volti,tantissimi,alla fine sono sempre gli stessi e ti fan accorgere che Torino,in fondo, è davvero piccola. E probabilmente questo è un aspetto della nostra città che ci piace molto...incontri sempre qualcuno da 'gianca' il martedì sera,sempre...E' il relax per eccellenza...
ma c'è una cosa che proprio non riesco a mandare giù:decine e decine di persone che mentre sei in 'mediatazione', o stai chiaccherando, o ridendo,insomma,in ogni sacrosanta situazione,ti devono interrompere con la fatidica frase:
SCUSA C'HAI UNA SIGARETTA?.......
Nooooooooooooooooooooooo!non fumo!non ho le sigarette!!!Bastaaaaaaa!!!Non potete tormentare così la vita alle persone..Davvero...
Se hai un vizio,MANTIENITELO!Per fortuna non è mai stato il mio caso;all'università nel periodo di esami mi capitava di comprare un pacchetto ma quando ho capito che le finanze non me lo consentivano più, ho lasciato perdere...
Cari amici di 'gianca'...compratevi sto benedetto pacchetto di siga,altrimenti lasciate perdere... :D
Peace!

martedì 9 settembre 2008

Alfabetizzazione

Ieri si è celebrata la giornata mondiale per l'alfabetizzazione, istituita dal'UNESCO nel 1967. Il rapporto di qust'anno mostra come il tasso non accenni a decrescere colpendo soprattutto adulti dai 15 anni in su soprattutto nell'Africa subsahariana, in America latina ed in Asia. Dal mondo minorile i dati non sono dei più confortanti: 72.1 milioni di bambini non sono mai andati a scuola ed un numero ancora maggiore la frequenta con irregolarità o l’ha abbandonata.
Questi dati sono strettamente collegati all'accesso all'informazione ed è per questo,ad esempio, che chi ha frequentato almeno parte del percorso scolastico è più informato circa HIV e accesso alle cure sanitarie.

774 milioni di adulti non hanno un’istruzione di base
Un adulto su cinque è analfabeta
Due terzi degli analfabeti adulti sono donne
137 milioni di bambini e giovani sono analfabeti; il 61% di essi sono ragazze


72.1 milioni di bambini non sono mai andati a scuola, molti di più la frequentano con irregolarità o l’hanno abbandonata


Quando il tasso di scolarizzazione e il tasso di occupazione delle donne aumentano, il tasso di fecondità cala rapidamente e tende a stabilizzarsi attorno al livello di riproduzione fisiologica di 2,1 figli per donna

due terzi degli analfabeti si trovano in solo 9 paesi e il 47% dei 774 milioni vivono in India e in Cina (rispettivamente il 35% e il 12%)

le nazioni con la più bassa percentuale di alfabetizzazione al mondo sono Burkina Faso (12.8%), Niger (14.4%) e Mali (19%). Dei 774 milioni di adulti analfabeti di tutto il mondo, 141 milioni si trovano nella regione subsahariana del continente africano.
Dal 1970 ad oggi in questa zona la quantità di analfabeti sopra i 15 anni è andata aumentando; l’aumento è in parte causato dalla crescita naturale della popolazione, ma evidenzia un’evidente situazione di difficoltà.

lunedì 8 settembre 2008

Un piccolo pensiero

"Il paradiso è là, dietro quella porta, ma ho perso la chiave. Forse ho solo dimenticato dove l'ho messa."

Kahlil Gibran

sabato 6 settembre 2008

No,a scuola non ci vai!

'No,a scuola non ci vai'...queste potrebbero essere le parole che molti bambini stranieri potranno udire nei prossimi giorni.
Il presidente vicario della provincia di Pordenone ha deciso di portare avanti la battaglia incominciata dall'assessore all'istruzione del Veneto e per fortuna inizialmente bocciata dal ministro Gelmini per fissare un tetto di presenza di alunni stranieri nelle classi. "Fissare un tetto al numero di alunni stranieri nelle singole classi – dice Cirani - è necessario per garantire l'omogeneità e la qualità dell'insegnamento scolastico sia per gli italiani, sia per chi proviene dall'estero. L'integrazione scolastica è propedeutica all'integrazione nella società, perciò non si può affrontare a cuor leggero, senza programmazione, la questione dell'inserimento dei ragazzi immigrati nel sistema dell'istruzione italiana. Altro che razzismo – ha aggiunto -, si tratta di buon senso".
Che proposta a dir poco assurda!E' meglio forse lasciare questi ragazzini fuori dalle scuole, in casa da soli perchè i genitori lavorano o peggio ancora trovarli a vagare in mezzo alle strade per poi vederli sui marciapiedi a mendicare o a lavare i vetri?! Lo studio è un diritto che va garantito a tutti; se l'interculturalità e il rispetto verso gli altri non passano anche dall'ambiente scolastico dove andremo a finire? inizio a pensare in un fosso senza più via d'uscita...

venerdì 5 settembre 2008

La scuola è in sciopero

In questi giorni in cui il tema caldo è quello della scuola, dell'istruzione o meglio della distruzione della cultura, attraverso proposte di legge che vogliono introdurre un maestro unico nelle elementari con la triste conseguenza che molti posti di lavoro saranno tagliati, voglio ricordare ad altissima voce che ci sono luoghi in cui la situazione di insegnanti e scuole è fatiscente.

Nella RDC il 1 settembre è ricominciato l'anno scolastico ma le lezioni non sono garantite poichè gli insegnnti chiedono al ministero dell'istruzione il pagamento dei salari arretrati: i sindacati di categoria, Syeco e Synecat, dopo aver ottenuto un aumento dei salari da 20 a 40 dollari al mese lamentano problemi nei pagamenti (una situazione che dura da anni) ed hanno annunciato di non iniziare le lezioni fino a quando il ministro non accetterà le loro rivendicazioni. Dall’altra parte sono, invece, iniziate senza problemi le lezioni nelle scuole private, particolarmente diffuse soprattutto nelle principali città.
Per fronteggiare questo problema gli insegnati delle scuole pubbliche,da alcuni anni, sono costretti a chiedere il pagamento di un dollaro al mese da parte di ogni loro studente. Una cifra che per le famiglie con più bambini in età scolare può diventare insostenibile, alimentando la dispersione scolastica.
Dopo la caduta del regime di Mobutu Sese Seku e gli anni di guerra è divenuta necessaria una ricostruzione dell’intero sistema scolastico sia in termini di infrastrutture che di censimento del corpo insegnanti. Un settore che in alcune zone, specialmente nelle aree meno accessibili, ha potuto in questi anni continuare ad esistere solamente grazie all’impegno della Chiesa cattolica, delle congregazioni missionarie e di alcune ONG.
Per cercare di far fronte a questa difficile situazione l’amministrazione del presidente Joseph Kabila, nell’ottica di un processo generale di decentramento, ha deciso, a partire da quest’anno accademico, di derogare la gestione dell’istruzione pubblica alle nuove venticinque province in cui è stato recentemente suddiviso il paese. Una decisione che dovrebbe migliorare il controllo sull’intero sistema. La costruzione di scuole era inoltre al centro del programma di Kabila fin dalla campagna elettorale che lo ha visto trionfare nel 2006. Scuole e ospedali sono, infatti, insieme a strade, imprese, abitazioni, acqua ed elettricità, i cinque « cantieri » con cui il presidente dall’alto del cartelloni propagandistici, promette di risollevare il paese nei prossimi cinque anni. Per sottolineare questo impegno proprio il 2 settembre Kabila ha partecipato all’inaugurazione di una nuova scuola primaria nel Bas-Congo, a circa 250 km dal porto di Matadi.Nonostante le rassicurazioni del presidente i toni della disputa non sembrano placarsi con il segretario generale del Syeco che ha accusato il ministro dell’educazione di corrompere gli insegnanti per farli riprendere le lezioni. Per gli studenti congolesi si preannuncia un altro anno difficile. (www.nigrizia.it)

giovedì 4 settembre 2008

Una bottiglia di birra


'Se non vuoi guai peggiori non aggiungere altro'...


Torino. Questa la frase che in tono minaccioso è stata rivolta ad un ragazzo, uno studente come tanti in una pausa studio come tante. Era sceso al supermercato per comprarsi una bottiglia di birra e un pacchetto di patatine ma non ha fatto nemmeno in tempo ad uscire dal negozio che una volante dei carabinieri lo ha fermato, ammonendolo che non si possono portare bottiglie di vetro in giro; il ragazzo spiega che la stava portando a casa e senza ulteriori spiegazioni i carabinieri gliela buttano via.

Mi chiedo: ora, non possiamo più andare a fare la spesa e comprarci una birra perchè siamo potenziali criminali?è possibile che una busta avrebbe cambiato la loro reazione?E poi il tono supponente con il quale hanno risposto...

E' pazzesco come è pazzesca l'ordinanza del sindaco della mia città:norme anti bivacco e orari off limits per vendere bottiglie di birra in certe zone 'calde' come se chi vuol fare veramente casino non sappia dove andare a farlo. La sicurezza gira tutta intorno ad un bottiglia di birra? bottiglie che i gestori dei locali non possono vendere e che devono travasare in bicchieri di plastica (costo aggiuntivo per una norma assurda) correndo il rischio di perdere molti clienti. Le forze del (dis)ordine sanno benissimo quali posti andare a controllare ma non ci vanno mai:preferiscono impuntarsi su delle sciocchezze senza sentire ragioni, su avvenimenti di per sè non pericolosi invece di andare a colpire la zona della cosìdetta movida dove facilemnte incontri spacciatori e bottiglie di vetro:ma loro stanno su a guardare,a non muovere un dito. Inizio a pensare che quella situazione la si voglia mantenere così com'è, probabilmente per non intaccare i guadagni dei vari locali o per arginare -cosa poco credibile-il problema. Eh si, perchè quando il sindaco ha deciso di ripulire l'ormai noto tossic park non ha circoscritto il problema ma lo ha allargato a macchia di leopardo con la logica conseguenza che ormai tutte le zone hanno spacciatori e consumatori di turno; con la conseguenza che se prima era una zona adesso lo è tutta la città.

Il nostro studente è comunque riuscito a bersi la sua birra e direi che in attesa che la situazione migliori sia il caso di farci una bevutina su anche noi ;)



martedì 2 settembre 2008

Spioni


A Cantù il sindaco leghista ha deciso di attivare un numero verde per scovare i clandestini irregolari che verranno catturati da una task force di vigili preparata in materia di norme e procedure che regolano la vita degli stranieri.

A parte il fatto che ho i miei dubbi sulla preparazione di questi solerti controllori dell'ordine visto che polizia e carabinieri hanno le idee molto confuse in materia tanto da chiedere,ad esempio, a chi nasce in italia il permesso di soggiorno come se chi non ha la pelle bianca non può essere cittadino a tutti gli effetti.Mi sembra di parlare di un fumetto:già me li vedo a ricevere le telefonate dei cittadini più impiccioni e partire con tanto di retino moda accalappiacani a cercare il 'malvivente' di turno ...ma del resto l'italia è un popolo di ficcanaso,che non sanno guardare in casa propria e sono pronti a giudicare il prossimo:i politici insegnano.Così la massaia invece di cucinare il sugo starà al balcone,equipaggiata di binocolo,pronta per servire il suo staterello che va allo sfascio.Eh si...non concentriamoci su chi recluta gli immigrati per fare lavori durissimi e sottopagati,su chi affitta loro dei buchi a dei prezzi esorbitanti,sui clienti e gli sfrutatori delle prostitute...concentriamoci sulla caccia al diverso,a chi viene qua per una vita migliore e spreca questa stessa vita in attesa di un permesso di soggiorno..non cambiamo invece le leggi lentissime ed inutili...figuriamoci...una telefonata 'salva' la vita ... :(

lunedì 1 settembre 2008

Una vera e propria strage


Dal sito della LAV ( http://www.lav.it/) pubblico la tristissima notizia riguardante la riapertura della stagione della caccia che, a quanto pare, in alcune zone inizia prima del termine stabilito per legge.


Da domani 1 settembre i 51.000 cacciatori siciliani potranno sparare liberamente grazie al decreto dell'Assessore regionale all'agricoltura, on. Giovanni la Via, che ha sconsideratamente anticipato di 15 giorni la data di apertura della caccia. Secondo la legge statale, infatti, la stagione non può iniziare prima della terza domenica di settembre. Una data fissata a tutela della fauna (molti animali - quelli sfuggiti alle fiamme o alla siccità - sono ancora intenti ad allevare i piccoli) e dell'incolumità dei turisti e dei villeggianti, che ancora affollano le campagne e le zone verdi dell’Isola!
"L'anticipazione della strage decisa dall'on. La Via, firmatario del Calendario venatorio - dichiara Ennio Bonfanti, responsabile "fauna" della LAV Sicilia - è un atto irresponsabile: pur di accaparrarsi le simpatie elettorali di cacciatori ed armieri, non si è esitato ad emanare un calendario venatorio che, strumentalizzando l'attività amministrativa della Regione, mira ad accontentare ogni richiesta del mondo venatorio più oltranzista>. Nei giorni scorsi l’Assessore aveva dichiarato che “Il calendario venatorio rappresenta un buon compromesso perchè è la sintesi delle varie parti in causa” ma Bonfanti replica:

L'emergenza è più sentita nelle zone colpite dai devastani incendi quest'estate ( Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Basilicata) ed è per questo che l'associazione chiede l'applicazione della legge nazionale sulla tutela della fauna selvatica. “Ci aspettiamo che questa richiesta sia supportata anche dagli stessi cacciatori - afferma Massimo Vitturi, responsabile Lav del settore caccia e fauna selvatica - i quali non perdono occasione per dichiarare, a parole, di essere i veri ambientalisti, amanti della natura e degli animali. Ora hanno l’occasione di dimostrarlo con i fatti. Le associazioni venatorie non possono non condividere questa richiesta dettata dal buon senso”. “Ancora una volta - dichiara il presidente onorario del Wwf Italia, Fulco Pratesi - le regioni soggiacciono alle pressioni dei cacciatori, infischiandosene delle sorti di un patrimonio di tutti, quale la fauna, già messa a durissima prova dai terribili incendi di quest’anno. “Il Wwf - dichiara il segretario generale dell’associazione Michele Candotti - chiede un atto di responsabilità alle regioni, che devono chiudere la caccia anche nelle aree vicine a quelle incendiate e revocare le delibere di preapertura della caccia come peraltro previsto dalla legge, almeno in attesa che l’emergenza incendi sia completamente rientrata”. In Abruzzo vi sono 13.960 cacciatori, con una “densità venatoria” (il rapporto fra il numero di cacciatori e la superficie agraria e forestale) di 2,1 cacciatori. I dati, relativi all’anno 2004, sono contenuti nell’Annuario delle statistiche ambientali reso noto dall’Istat. La regione con il più alto numero di doppiette è la Toscana (114.779) mentre la Liguria, con 26.339, è quella con l’indice di densità venatoria più elevato (14,4%).

NO ALLA CACCIA!