martedì 14 aprile 2009

"MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..." (di Giacomo Di Girolamo)


Questo testo, me lo sono trovato su Facebook e mi ha lasciato un qualcosa dentro che non saprei definire. Non volevo scrivere post su quel che è sucesso in Abruzzo, ma dopo aver letto questo mi piacerebbe avere una vostra opinione. E' un testo discutibile, nel bene e nel male direi.

"Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.

Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.

Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.

Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.

C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente?

Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma del ponte.

Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è.

Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.

Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.

Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.

Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.

Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.

Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.

Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.

Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know – how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico.

E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d’altronde.


Giacomo Di Girolamo

Che ne dite?

9 commenti:

Uhurunausalama ha detto...

Sono totalmente d'accordo con quello che Di Girolamo ha scritto:basta con questa ipocrisia,con il falso buonismo e con le strumentalizzazioni;questa vicenda è l'ennesima che ha aiutato a fare audience,a sviare l'attenzione dal paese che va a rotoli e probabilmente a benedire le prossime elezioni.Io non ci credo proprio alla bontà di questo governo perchè le schifezze stanno uscendo giorno dopo giorno:che ce li mettessero loro i soldi per la ricostruzione;con che coraggio chiedono a noi morti di fame di intervenire:ma come possiamo?!?che a mala pena riusciamo a sopravvivere.Non ho davvero nulla in contrario a queste parole,anzi,finalmente qualcuno che ha il coraggio di dire ciò che pensa,come del resto abbiam fatto col blog evitando di parlarne -già troppi lo facevano e lo fanno-.Il mio ultimo post è stato non solo una provacazione:ora è successo in Abruzzo ma se si trascurano problemi decennali come il nostro del Po,la fine sarà la stessa!

Cedric ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Cedric ha detto...

Non volevo rendere il blog inpopolare con questo post! Stanno disertando tutti!!!! La solidarietà è l'unica cosa rimasta in certe situazioni. Tra le popolazioni più povere si trova spesso una solidarietà che non ha bisogno di telecamere per esistere...
La solidarietà è giusto che ci sia (anche se forse dovrebbe essere tra gli "indumenti" che si portano ogni giorno) per un popolo che subisce le conseguenze di un evento naturale. Ma, quel che non bisogna mettere da parte sono gli errori umani criticati bene e in certi punti in modo discutibile da G. di Girolamo (che del resto non so chi sia, mi ha colpito il testo). Ci vuole sempre un dramma per cambiare le cose: prima che quest ultimo diventi uno spettacolo da reality, cerchiamo di non scordarci alcuni punti salienti. Certe cose non vanno perdonate: la vita vale più di un cazzo di biglietto con l'euro stampato sopra.

P.S.: hai visto che è sucesso? Vauro è stato sospeso dalla RAI per una vignetta "gravemente lesiva dei sentimenti di pietà dei defunti e in contrasto con i doveri e la missione del servizio pubblico". Quando poi sono stati i primi a vantarsi dello share per via del terremoto. Nessun polverone per quello (tranne nei blog), e tutti addosso a Vauro. Queste sono le cose che non nuoiono mai: un sistema con la faccia come il culo.

Uhurunausalama ha detto...

@Cedric:ehehehe..il blog è dissertato da un paio di settimane:evidentemente anche qua se non si commentano subito i post altrui ti puoi scordare anche la minima considerazione a ciò che scrivi...
Per Vauro non ho parole ma d'altronde in un paese dove la libertà è solo facciata e in cui si elimina chi non la pensa allo stesso modo,questo non dovrebbe stupire.

loris ha detto...

..ho letto, e, ritengo che ci sia dietro un equivoco quasi di ordine lessicale, per poi trasformarsi in valore vero e proprio.
un conto è se parliamo di aiuto allo stato per l'emergenza terremoto, e un conto è se parliamo di solidarietà tra la popolazione. Faccio un esempio : ai primi del 900 i contadini della val padana iniziarono una lotta ad oltranza con i latifondisti; per sfamarli, i portuali genovesi si offrirono di ospitare i figli di quei contadini che stavano lottando per migliorare le condizioni di lavoro. I contadini erano cittadini italiani, ma lo stato era quello che mandava l'esercito e i carabinieri a sparare contro i lavoratori.
Pochi anni prima nascevano in modo diffuso le società di mutuo soccorso che ritrovavano nell'essenza stessa del loro nome lo scopo della loro esistenza.
L'assurdità, perchè di assurdità si tratta, sta nel fatto che persone, lavoratori, cittadini che per condizione sociale sono cresciute all'interno di quella cultura di solidarietà oggi diano rappresentanza a chi questo valore in realtà lo coniuga con carità, assistenzialismo, intolleranza.
Chi perde la propria cultura, le proprie radici sarà destinato a rimanere emarginato dalla società.

Damiano Aliprandi ha detto...

H aragione in pieno. Un po' come le iniziative tipo THELETON. Le ricerche devono essere finanziate dallo Stato e non fare i tagli e perdere tanti bravissimi scienziati che giustamente vanno negli USA visto che qui vengono sottopagati.

Questo post non fa una piega!

Cedric ha detto...

@loris: questo testo (o sfogo?), sembra una di quelle cose scritte istintivamente per dar sfogo ad una rabbia "coscente". L'inizio è un vero e proprio sfogo poi argomentato ni modo comunque istintivo. Almeno mi da questa impressione (e questo potrebbe giustificare "l'equivoco di ordine lessicale" :) ). In fin dei conti dice quello che pensano molte persone e fa diverse considerazioni che dovrebberò far riflettere. Poi a mente lucida direi che il tuo commento porta un punto di vista che non può che aiutarci ad affrontare meglio questo post. Grazie per il commento!
@L'Incarcerato: hai visto per quanto riguarda i finanziamenti? Fino a ieri i politici erano tutti lì che parlavano di emergenza terremoto, poi senza pensarci troppo sprecano (da quel che ho letto) circa 400 milioni per non fare "l'election day". Altro spreco di soldi... Però vogliono usare il 5xmille per portare soldi all'Abruzzo togliendone a associazioni varie che si sbattono socialmente a fare quello che lo stato troppo spesso fa solo parole. Che senso ha?!?

Damiano Aliprandi ha detto...

Cedric, concordo su tutto ma sul referendum no! Avevo scritto un post al riguardo, stiamo attenti a non farci fregare...

Cedric ha detto...

Non ci avevo pensato in questi termini. Vista così la cosa è squallida, ma non mi stupirebbe. Però una cosa mi lascia un po così: sfruttamento a parte, il referendum lo si farà comunque (mi sembra che abbiano raggiunto i quorum con le firme) prima o poi. Informando la gente meglio sugli effetti del tutto non si potrebberò comunque risparmiare quei soldi (poi il discorso sul loro utilizzo meriterebbe un altro approfondimento)? Anche xkè nessuno è obbligato a votare si al referendum (uno può sempre farselo annullare scrivendo cazzate sul foglio!).