martedì 4 novembre 2008

Una prima vittoria


Due città che cercano di mantenere il loro primato anche quest'anno : a Dixville Notch e Hart's Location i 48 elettori aventi diritto al voto, su 115 abitanti, hanno già votato tutti insieme a mezzanotte; sono le prime città a votare in tutta l'America dal 1948;e anche quest'anno hanno mantenuto il loro primato.
Se andrà come speriamo gli sarà riconosciuto un altro primato: quello di aver contribuito all'elezione del primo presidente nero nella storia degli Stati Uniti; i voti infatti sono già stati resi noti e Barack Obama ha vinto in entrambe le città, a Dixville con 15 voti a favore contro i 6 di Mc Cain e a Hart's con 17 voti contro i 10 del rivale repubblicano.
Un segno? Speriamo...

http://it.youtube.com/watch?v=jjXyqcx-mYY

7 commenti:

Maurone ha detto...

Un presidente USA di colore sarebbe un fatto storico davvero importante, ma temo più d'impatto mediatico che altro.

A tal proposito ti posto un articolo apparso domenica su "Il Manifesto", è un po' lungo, perdona, ma interessante. Dimmo poi che ne pensi.



«Contro Obama» s'intitola la rubrica di Alexander Cockburn pubblicata il 22 ottobre da The Nation, il più importante settimanale della sinistra americana. Di questa sinistra Alexander è un esponente atipico. Intanto è inglese e non americano, anche se non è flemmatico affatto, anzi polemista assai irruento, giornalista «cattivo». Suo fratello Patrick è un giornalista affermato. Suo padre Claude, giornalista anch'egli, era stato denunciato come comunista da George Orwell (l'autore di 1984, La fattoria degli animali). Non vive in una grande città, ma in una sperduta contea della California settentrionale. Alexander ha scritto insieme a Susanna Hecht un bel libro sull'Amazzonia (The Fate of the Forest: Developers, Destroyers and Defenders of the Amazon, Verso 1989). Insieme a Jeffrey Sy. Clair produce Counterpunch, la più graffiante newsletter politica degli Usa (proprio in questi giorni Counterpunch ha lanciato una sottoscrizione per poter sopravvivere: ricorda nulla?).
Nella sua rubrica, Cockburn sfotte l'«Obamania»: chiunque vuole criticare Obama, deve andare nei parchi e sussurrare, altrimenti viene preso a male parole nella propria famiglia. Non solo, ma Cockburn non trova nessuna ragione positiva per votare per Obama, ma solo ragioni per votare contro McCain-Palin. Allora cosa c'è da sperare? gli chiedo. «Da quello che si è visto finora, pochissimo. Le sue posizioni nei quattro anni al senato sono state tutte di centrodestra, e assai opportuniste. Il suo istinto fondamentale è il moderatismo, il bipartisanismo, il centrismo. La prima volta che io ne ho sentito parlare, fu nel 2006 quando andò in Connecticut ad appoggiare nelle primarie democratiche quel bieco figuro che è Joe Lieberman (l'ex candidato democratico alla vice presidenza con Al Gore nel 2000, ora divenuto sostenitore di John McCain, esponente di spicco della lobby ebraica) contro il candidato pacifista.
Tutte le posizioni progressiste che aveva preso nelle primarie per conquistare la base di sinistra, le ha poi rinnegate. Per limitare la corruzione elettorale, si era impegnato a limitare le spese al finanziamento pubblico. McCain ha mantenuto la promessa, ma Obama appena ha visto che stata raccogliendo il triplo dei fondi di McCain ha detto che non avrebbe usufruito del finanziamento pubblico per poter avere mani libere. A febbraio si era dichiarato contro le intercettazioni non autorizzate da un giudice, ma poi a giugno ha votato a favore sostenendo che «la capacità di monitorare e rintracciare persone che vogliono attaccare gli Stati uniti è uno strumento vitale dell'anti-terrorismo». Si era leggermente sbilanciato a favore dei palestinesi, ma poi a giugno è corso a parlare alla comunità ebraica per dichiarare il suo indefettibile sostegno a qualunque politica israeliana. Aveva promesso un ritiro immediato dall'Iraq, ora si dice pronto a un ritiro responsabile, cioè diluito nel tempo e non totale. Soprattutto, si è impegnato ad aumentare di 90.000 unità le forze armate e ad accrescere ancora di più il bilancio della difesa. Tieni conto che, con 635 miliardi di dollari, il bilancio dell'anno scorso è stato in termini reali il più alto di tutta la storia americana e che gli Stati uniti già ora spendono per il Pentagono più soldi di quanto tutto il resto del mondo spende in militare. E Obama promette di bombardare una nazione sovrana come il Pakistan e il suo vice Biden già ci dice che le relazioni con la Russia saranno il primo test importante della nuova amministrazione». Ma qualche riforma la dovrà pur fare, vista la crisi economica. «Se continua come adesso, farà piccole riformine. E soprattutto, si mangerà in spese militari i soldi che dovrebbe destinare alle riforme. Se continua così, finirà come la Grande Società e la Guerra alla Povertà di Lyndon Johnson che furono ingoiate e stritolate dalla guerra in Vietnam. Sarà preso nella tenaglia tra le riforme e invece rafforzare l'impero. E poi quella follia della guerra in Afghanistan! Se non prende posizioni radicali, finisce male, e in due anni perde le elezioni di mezzo termine. Ma i suoi principali consiglieri sono della scuola monetarista, sono Chicago boys. E il suo ministro del tesoro verrà sicuramente da un gigante di Wall street, se non sarà Robert Rubin (ex ministro del tesoro di Clinton, sarà una altro di Goldman Sachs (il cui nomignolo è Government Sachs vista la quantità di ministri che provengono da quella banca).
Wall street ha dato un sacco di soldi a Obama che ha raccolto una cifra record. Se questa stessa somma l'avessero tirata su i repubblicani, ora tutti i liberal d'America starebbero a recriminare sul gran capitale che vuole far eleggere il suo comitato d'affari. Se viene sostenuto anche uno di destra come Colin Powell e dalla voce del capitale mondiale, cioè il Financial Time, qualcosa vorrà pur dire»
Ma le riforme non vennero dall'alto, il New Deal non se lo inventò Franklin D. Roosevelt, ma ci fu un potentissimo movimento sociale, un'ondata mai vista di scioperi. Anche Johnson lanciò la «guerra contro la povertà» spinto dalle rivolte nere e dai movimenti per i diritti civili. Ora non si vede niente di simile all'orizzonte. «Potenzialmente c'è un potentissimo movimento populista, anche se per ora è informe. La gente è incazzata nera con il salvataggio delle banche. Vogliono vedere i banchieri di Wall Street impiccati e appesi dai ponti. Mi piace il senatore del Montana, John Tester, quando dice che la gente «vuole vedere i banchieri che hanno schiantato Wall Street in divisa da carcerati a raccogliere lattine lungo le autostrade» (spesso negli Usa la manutenzione stradale è assolta da detenuti). Se la Palin fosse meno scema, avrebbe il potenziale per organizzare questo movimento e spingerlo in direzione poujadista e qualunquista. Ma potrebbe essere un movimento di sinistra, se qualcuno sapesse organizzarlo, qualcosa potrebbe succedere. Se Obama avrà la maggioranza parlamentare che gli serve per governare, la prima cosa che dovrebbe fare è una commissione d'inchiesta per incriminare i banchieri d Wall Street. Ma il fatto è che Obama ha dato per scontato l'appoggio della sinistra e si spinto sempre più a destra. E la sinistra non ha fatto nulla per mettergli pressione. Non ci ha nemmeno provato. Guarda uno come Michael Moore che nel 2000 aveva appoggiato Nader: ora non ha espresso nemmeno la più piccola critica verso Obama. Anche tra i nostri lettori che nel 2000 erano per Nader, ora sono pochi quelli che voteranno la candidata verde Cinthya McCKinney o Nader. Il fatto è che i ragazzi di oggi sono analfabeti politicamente. I figli del mio codirettore Jeffrey St. Clair vanno matti per Obama, ma nessuno di loro si è registrato per andare a votare. Dovrebbero imparare l'Abc del conflitto, magari rileggersi un po' di Capitale di Marx».
Anche l'Europa carica Obama di un'immensa aspettativa. «C'è una tremenda inflazione delle aspettative e un'attesa esagerata per quel che un presidente può fare. In economia il presidente può poco senza il Congresso. Mi fanno imbestialire quelli che dicono che Obama restaurerà l'autorevolezza americana, il buon nome dell'America. Siamo tutti contenti perché Obama restaurerà l'impero americano! Perché sarà un imperatore buono, perché sarà un Tito Flavio. Ma siamo matti? Nessuno sa più cosa è l'internazionalismo. Se vivevi nel IV secolo dopo Cristo, che cosa ti auguravi? un imperatore buono o che i barbari si riversassero a dissolvere l'impero? La sinistra non sa più dove è finito l'anti-imperialismo. Se non è scemo, Obama chiuderà Guantanamo e metterà fuori legge le torture, ma solo quelle più estreme, non tutte. E così sarà un imperatore buono e rafforzerà l'impero e potrà bombardare l'Afghanistan, strangolare per fame i palestinesi, rovesciare Chavez, riprendere il controllo dell'America latina. Da questo punto di vista, Bush è stato un ottimo presidente, ha fatto più lui per minare l'impero di qualunque anti-imperialista al mondo. Non dobbiamo augurarci dei Tito Flavio, ma dei Nerone. Viva Domiziano!»

Uhurunausalama ha detto...

@Maurone:grazie per l'articolo postato;la visione di Cockburn mi sembra esagerata;più che altro non si può pretendere che Obama -se mai vincerà- possa risolvere tutti i problemi dell'America con un colpo di spugna.Ha un grande merito però:aver riunito sotto un'unica bandiera migliaia di persone che,dopo l'11 settembre e la politica bush,avevano perso la speranza.

silvio di giorgio ha detto...

intanto è un uomo che è riuscito a riaccendere la speranza anche fuori degli stati uniti. poi vedremo nel pratico...

Crocco1830 ha detto...

Speriamo che gli USA nella loro interezza, possano godere del primato di eleggere il primo presidente afroamericano della loro storia.

Uhurunausalama ha detto...

@Silvio di Giorgio:infatti,per ora speriamo che sia eletto poi dopo si penserà a ciò che farà anche se ho letto il programma e non mi spiace.

@Crocco:noi in parlamento abbiamo Touadì,che ho avuto la fortuna di conoscere e che ha tante cose da dire:sarà per quello che non è calcolato più di tanto???

loris ha detto...

Sono assolutamente d'accordo con Cokburn e onestamente non comprendo questa Americanofilia democratica che ha investito anche fuori degli USA settori della Sinistra.
Mi auguro che non ci siano tra le nostre file come quel sostenitore di J.F.K. che ne era tanto affascinato dal non accorgersi che quel presidente ci portò alla soglia di un conflitto nucleare (crisi dei missili), che appena insediato tentò l'avventura della baia dei porci e fu il principale responsabile del coinvolgimento militare USA in Vietnam. Quel sostenitore poi pacatamente andava alle manifestazioni per un Vietnam libero.Quel sostenitore dalle idee un po confuse sempre pacatamente provvedeva a facilitare la consegna del nostro paese nelle mani della destra.
A parte la dissertazione casalinga come dice Cockburn si vedono già lontani quegli obbiettivi di inizio campagnia elettorale che forse avrebbero fatto la differenza.

ps. per lo meno Prodi i soldati dall'iraq li ha fatti rientrare.

Adriano Smaldone ha detto...

se obama sarà eletto nuovo presidente spero che sarà un buon presidente