Il rapporto di Greenpeace "Ghana contamination.Pericolo chimico nei siti di riciclo e smaltimento dei rifiuti eletronnici" mette in luce un gravissimo problema del quale si parla troppo poco: le discariche a cielo aperto.
Il Ghana è una di queste: milioni di prodotti elettronici rotti e inutilizzati delle più note marche, provenienti da Germania, Corea, Svizzera, Olanda e Italia e venduti nel mercato africano come ancora utilizzabili; container pieni di computer, televisori, telefonini, elettrodomestici.
Solo due le aree di smantellamento dei rifiuti visitate e analizzate dalla squadra scientifica di Greenpeace nel paese, una al mercato di Abogbloshie, nella capitale Accra, il principale centro di riciclaggio di rifiuti elettronici in Ghana, e l'altra nella città di Korforidua. Ma i risultati delle analisi danno risultati pericolosi in entrambi i casi: nel terreno e nell’aria sono presenti sostanze tossiche, come il piombo (in quantità cento volte superiore alla norma), cadmio, antimonio; composti organici a base di cloro e bromo, usati negli ammorbidenti della plastica in PVC (pericolosi per il sistema riproduttivo), e ancora composti chimici a base di bromo (difenileteri polibromurati-PBDE) e fosforo (trifenil fosfato-TPP), o infine dei PCB (policlorodifenili), vietati per la loro tossicità nelle nuove produzioni, ma ancora presenti in vecchi elettrodomestici.
I rifiuti vengono in un primo momento dissemblati a mano, poi trattati e bruciati, da giovani lavoratori, la cui età va dagli 11 al 18 anni, ma ci sono casi anche di bambini molto più piccoli, fino ai 5 anni. Tutti lavorano a mani nude, senza prendere nessuna precauzione Il fuoco permette di separare i componenti plastici da quelli metallici, soprattutto alluminio e rame, che vengono rivenduti per due dollari al chilo. I componenti plastici bruciati liberano però nell’aria sostanze tossiche , anche cancerogene, come le tossine, che stanno contaminando in maniera sedentaria non solo il terreno, ma anche l’aria. (http://www.nigrizia.it/)
I rifiuti vengono in un primo momento dissemblati a mano, poi trattati e bruciati, da giovani lavoratori, la cui età va dagli 11 al 18 anni, ma ci sono casi anche di bambini molto più piccoli, fino ai 5 anni. Tutti lavorano a mani nude, senza prendere nessuna precauzione Il fuoco permette di separare i componenti plastici da quelli metallici, soprattutto alluminio e rame, che vengono rivenduti per due dollari al chilo. I componenti plastici bruciati liberano però nell’aria sostanze tossiche , anche cancerogene, come le tossine, che stanno contaminando in maniera sedentaria non solo il terreno, ma anche l’aria. (http://www.nigrizia.it/)
Un mercato che produce 50 milioni di tonnellate di rifiuti a livello globale, il 75% dei quali si perde alimentando,così, il comercio illegale; un commercio che gioca con l'ambiente ma sopattutto con la vita dei tanti bambini che inalano queste sostanze tossiche.
Il rapporto di Greenpeace: http://www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/rapporti/ghana-science.pdf
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