sabato 19 luglio 2008

Chi si arricchisce col petrolio?


TCHAD. Il petrolio, fonte di ricchezza per chi lo esporta e non di certo per chi lo possiede.

La Esso ha trovato del petrolio nel campo di Richard Betalum che si è trovato costretto a cedere,sotto pressioni governative, metà del suo campo per un compenso di 1500€: si tratta di una miseria se si pensa che il pozzo costruito nel suo campo produce 300 barili di materia, ognuno dei quali è venduto sul mercato mondiale a 140 dollari. Tutto quello che Richard è riuscito a comprare è stato un tetto per la sua casa e due buoi che sono stati rubati: ha perso metà del suo campo e non riesce a nutrire la sua famiglia.

L' esportazione petrolifera apporta ogni anno un miliardo di dollari in Thcad, soldi che vengono utilizzati dal governo per la costruzione di palazzi amministrativi e per rinforzare gli armamenti:solo il 5% delle entrate va agli abitanti che sappiamo non essere pochi.

Alcuni centri ospedalieri e scuole sono state costruite grazie a questi proventi ma manca il personale così ci sono ancora donne incinte che devono percorrere 30 km per raggiungere l'ospedale più vicino. Senza dimenticare il materiale obsoleto che viene portato in Nigeria o abbandonato nella foresta.

I paesi occidentali si lamentano dei prezzi imposti dalle compagnie petrolifere senza alcuna preoccupazione delle condizioni in cui si lavora nei pozzi :gli abitanti, non solo del Tchad, ma di tutte le zone in Africa in cui viene estratto il petrolio, sono sottoposti ad uno sfruttamento che non ha limiti; sfruttameno del loro lavoro e del loro terreno. Vengono espropriati di terre che gli appartenevano per diritto e non ricevono neppure una ricompensa: e se questa c'è è davvero misera, e non ripaga di certo lo sforzo che queste persone compiono. Basti pensare che in origine il Tchad aveva siglato un accordo di ripartizione per cui l'80% dei proventi sarebbero serviti allo sviluppo, il 10% risparmiato per quando il petrolio si sarebbe esaurito e il restante per il funzionamento dello stato: dopo la ripresa della guerra questo accordo è praticamente scomparso e ben il 95% serve per il funzionamento dello stato e la difesa ( soprattutto per acquistare armi e munizioni) e solo il 5% per lo sviluppo della zona produttrice.

Insomma, il binomio petrolio guerra è destinato a durare ancora; ma questi pozzi hanno tutti una grossa falla: i diritti inviolabili di milioni di persone che per la ricchezza dei governanti viene calpestata!

Fonte:www.france24.com/fr

1 commento:

Anonimo ha detto...

@Uhuru -bene hai fatto a lasciare traccia sulle mie pagine perchè avevo scoperto il tuo blog, di link in link, incuriosita dal nickname ma poi l'avevo perso.
Ti aggiungo nel blogroll per avere aggiornamento dei post.